La vicenda dei diamanti di IDB, Intermarket Diamond Business, e DPI, Diamond Private Investment, è tutto fuorchè conclusa. È quanto ha sottolineato in un comunicato sul proprio sito l'Aduc, l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori.
Secondo l’organizzazione, Unicredit, che era stata multata dall’Autorità per la concorrenza per aver venduto presso i suoi sportelli i diamanti di IDB, avrebbe offerto un bonus dell’1% sulle Afi ai clienti che “mostrino segni di disaffezione verso l’istituto di credito”.
Nello specifico, il bonus sarebbe stato offerto ai clienti che hanno “avanzato reclami o dato chiari segnali di ritenere la banca responsabile per problematiche legate a scarsa liquidabilità di strumento finanziario posseduti”. Come, per l’appunto, i diamanti.
Ma, nel suo messaggio, l’Aduc esprime forti perplessità riguardo alle modalità del bonus: “Il problemino ‘piccolo piccolo’ dei diamanti venduti in banca è il prezzo di mercato. Il prezzo vero, non il prezzo inventato dalla Intermarket Diamond Business e dalla Diamond Private Investment”.
Il tenore della comunicazione di Unicredit, scrive l’associazione, coincide con l’invito a smorzare l’allarme del presidente della Intermarket Diamond Business: “Come avevamo evidenziato, ‘smorzare l'allarme’ voleva dire non spargere ancora di più la notizia in giro, ad evitare che sempre più acquirenti dei loro diamanti venissero a conoscenza dell'accaduto”.
È per questo motivo che, secondo l’Aduc, “non è una scelta saggia domandare in banca cosa fare”.
Unicredit non è l’unica banca italiana coinvolta nella vicenda. Oltre alla multa di 4 milioni di euro per l’istituto di credito guidato da Jean Pierre Mustier, l’Autorità per la concorrenza aveva sanzionato anche Banco Bpm per 3,35 milioni, Banca Intesa per 3 milioni e Mps per 2 milioni: “il fatto che l’investimento fosse proposto da parte del personale bancario e la presenza del suddetto personale agli incontri tra specialisti e clienti forniva ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società”, sottolineava l’Authority.
In base a quanto ricostruito da quest’ultima insieme al Nucleo speciale antitrust della Guardia di Finanza e della Consob, sia IDB sia DPI avevano fissato per i diamanti prezzi nettamente superiori agli indici di mercato internazionali (Rapaport e Idex) e proposto l'investimento come facilmente liquidabile.
Nel frattempo Intesa Sanpaolo si è resa disponibile a soddisfare, al prezzo di vendita, tutte le richieste di rivendita di diamanti comprati presso i suoi sportelli dal broker Diamond Private Investment (Dpi) nel caso lo stesso broker non riesca a ricollocarli sul mercato.
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